Il periodo in cui cade il Ramadan non è sempre lo stesso, mentre in inverno il numero delle ore diurne è ridotto, in estate, la frazione di tempo che va dal sorgere del sole alla sera è notevolmente più lunga. A peggiorare la sostenibilità del digiuno da cibo e acqua sono anche le temperature più elevate.
Tutto ciò si scontra con le esigenze degli sportivi, in particolare quelli di altissimo livello, soprattutto se il mese sacro coincide con le fasi finali delle stagioni o dei grandi eventi sportivi. Ad esempio nel 2019 la finale di champions league di calcio vedeva scontrarsi Liverpool contro Tottenham che schieravano tra le loro fila 6 giocatori Musulmani. In NBA sono molti i fedeli che osservano il digiuno, su YouTube si può trovare una intervista ad Ernes Kanter ai tempi di Portland che racconta la sua routine giornaliera durante il Ramadan che in quel periodo coincideva con i Playoff dei Trail Blazers.
Il regime restrittivo mette a dura prova il fisico, tanto che i nutrizionisti e dietologi sviluppano piani alimentari ad hoc per i loro assistiti in modo da garantire un sostentamento adeguato. Talvolta sono le federazioni stesse a concedere delle deroghe come nel caso della federazione calcistica saudita che ha permesso ai propri atleti di posticipare il digiuno in concomitanza del mondiale.
Gli studi hanno dimostrato che il Ramadan sui normotipi, cardiopatici e diabetici di tipo II non comporta un deterioramento del quadro clinico. Non a caso, il regime alimentare che può accostarsi a quello di una dieta a digiuno intermittente, ha i suoi lati positivi. E’ invece dimostrato come i cicli del sonno vengano modificati in negativo, riducendo il quantitativo di sonno REM che comporta una minore capacità di concentrazione e reattività durante il giorno. Una prova è rappresentata dall’aumento dell’incidenza dei sinistri automobilistici durante il mese sacro. La crescita non fisiologica della temperatura la sera comporta debolezza.
Il rapporto tra Ramadan e performance è tuttora oggetto di discussione: la carenza di studi significativi su atleti di élite non ha ancora condotto a delle conclusioni valide, ma la letteratura fino ad ora sviluppata porta ai primi verdetti:
- Non vi è una risposta comune per tutti gli atleti, ogni individuo ha una risposta personalizzata di adattamento alla restrizione calorica, perdita di sonno, disidratazione, calo di zuccheri tipica durante il periodo del Ramadan.
- E’ consigliabile per chi rispetta questo regime alimentare, allenarsi a ridosso del tramonto per permettere al fisico di promuovere gli adattamenti indotti dagli stimoli allenanti grazie al cibo ingerito successivamente.
- Il quantitativo energetico ingerito così come i fluidi, non devono essere ridotti, ma concentrati nel periodo tramonto-alba, con una particolare attenzione all’assunzione di acqua a ridosso dell’inizio del digiuno.
- Ridurre il volume dell’allenamento, non l’intensità, anche se è dimostrato che gli atleti di maggiore esperienza riescono a sostenere alti carichi con effetti collaterali marginali.
In definitiva, i pochi e significativi studi non dimostrano un calo nelle performance durante il Ramadan, se vengono attentamente dosati cibo, acqua e sonno, gli atleti di élite sottoposti ad alti carichi riescono a gestire il digiuno con moderati effetti collaterali, per lo più legati ad alterazioni dei bioritmi del corpo. Ad oggi non c’è una risposta definitiva, le variazioni soggettive portano risultati discordanti. Ogni atleta ha una risposta personale al digiuno, la motivazione sembra andare oltre le necessità fisiologiche.