Le sliding doors nella vita possono fare la differenza tra storie a lieto fine ed altre meno, ma è difficile immaginare, e ancora meno accettare, che a fare la differenza tra ciò che poteva essere e ciò che poi è realmente stato sia stata una busta con della frutta dentro.
Eppure da qui inizia la storia di Ahmed Raourahi, bambino di 10 anni che a metà anni novanta vive a Ksar El Kebir, cittadina marocchina situata a nord di Tangeri.
Ahmed oltre a frequentare la scuola e a giocare a calcio, aiuta la famiglia nell’attività di commercio. Un giorno, mentre trasportava una busta nell’intento di aiutare il padre a trasportare la merce da vendere, un bandito lo ha aggredito provando a sottrargli il carico. Si trovavano su un treno per niente sicuro e nella colluttazione il piccolo finisce sbalzato fuori rimanendo sulle rotaie. Il risultato è l’amputazione di entrambe le gambe e della mano destra.
Da qui la storia cambia radicalmente e non potrebbe essere altrimenti. Prima la corsa per salvare la vita del giovane, poi la riabilitazione in un centro. Ai microfoni de “Il Mattino di Padova” racconta di quanto fosse stato difficile accettare da bambino tutto questo. E’ talmente assurdo che anche chi ascolta fa fatica ad immaginare cosa possa significare risvegliarsi in una vita profondamente cambiata in quel modo.
Racconta anche che non conosceva per niente il basket. Si perché oggi Ahmed, a 36 anni è uno dei giocatori più forti della nazionale italiana di basket in carrozzina. Nel centro di riabilitazione in Marocco, lui che veniva dal calcio, si è affacciato timidamente alla pallacanestro, senza però conoscere nulla di questo sport. Continua descrivendo la difficoltà nel maneggiare la palla e viene quasi da ridere pensando a cosa oggi è invece capace di fare con quello strumento e ci parla della fatica per raggiungere l’anello situato a 305 cm dal terreno.
Lui però è uno sportivo vero, la difficoltà la trasforma in sfida e quel bambino spaesato in una palestra diventa un giocatore, capace di interpretare un gioco difficile da giocare senza gambe, ma quasi impossibile da affrontare se a mancare è anche una mano. La voce circola nell’ambiente e dei talent scout e pochi anni dopo inizia la sua carriera in Spagna e poi in Italia dove ha vinto tutto con i club del Santa Lucia Roma e Briantea 84 Cantù. L’accesso alla nazionale azzurra arriva grazie alla nazionalità italiana ottenuta con il matrimonio con Roberta, una donna di Treviso.
Il basket in carrozzina è uno dei pochi sport per disabili in cui possono prendere parte contemporaneamente individui con diverse disabilità e soprattutto con diverso potenziale fisico.
Questo è reso possibile da un regolamento che assegna punteggi diversi in base al grado della menomazione. Più grave è la disabilità (ad esempio per i paraplegici), minore sarà il controllo del tronco e quindi della carrozzina. Un quadro del genere assegna al giocatore un punteggio molto basso. I punteggi vanno da 1,0 a 5,0 e la somma dei punteggi dei 5 giocatori in campo non può superare 14,5.
Questo sistema apre ad una serie di scenari tattici e manageriali nella costruzione delle squadre rendendo risorse uniche giocatori come Raourahi, fenomeni nel gioco, ma con un punteggio bassissimo, cioè 1,5 (0,5 più del minimo a “causa” della sua straordinaria destrezza nell’utilizzo della palla).
Un giocatore molto forte con un punteggio di 1,5 permette di schierare altri 4 giocatori con ancora 13 punti da spendere per il raggiungimento del tetto massimo. In termini di costruzione di un organico è un’enormità. Non a caso Ahmed è considerato uno dei giocatori più forti al mondo con il punteggio di 1,5.
La mancanza della mano destra lo priva di una spinta importante sulla carrozzina che lui riesce a mascherare grazie all’agilità sviluppata, per certi versi, inspiegabilmente in quelle condizioni. Inoltre, con un arto superiore notevolmente più corto è costretto ad assumere una postura molto più chiusa in avanti per raggiungere il corrimano della ruota destra. Questo limita il campo visivo che è invece fondamentale nel gioco.
I giocatori allenano le manovre per tornare in posizione seduta dopo una caduta. Senza gambe ed una mano, è necessario spendere moltissima energia nel tronco e nell’arto sano per riacquisire la posizione corretta.
La famiglia lo ha aiutato a focalizzare la sua attenzione su ciò che poteva fare piuttosto che su quello che non poteva più fare. Nell’intervista dice: “la famiglia conosce il tuo sangue”, inteso come origini e cultura, ma anche come gusti, abitudini, sentimenti e fa riferimento a quelle dinamiche in cui non è necessario dire tutto per capirsi. Si tratta di empatia che talvolta costituisce un blocco nello sviluppo di capacità autonome, ma che può riempire il cuore con uno sguardo.
Esempio di resilienza, l’energia che Ahmed ha messo in tutta la sua vita, la stessa che oggi gli consente di parlare del suo incidente con il sorriso e che gli suggerisce di rispondere in maniera affermativa alla domanda: “sei felice della tua vita?”. “NELLA DISABILITA’ IL LIMITE NON ESISTE… BISOGNA SEMPRE PROVARE!”