Tinker Hatfield designer di scarpe di fama mondiale, deve gran parte della sua popolarità alla collaborazione con la Nike con la quale ha sviluppato alcuni dei modelli di sneakers più famosi e gettonati del mondo.
Artista completo, appassionato di sport, ha fatto parte della squadra di atletica dell’università dell’Oregon, in particolare salto con l’asta. Proprio qui, all’interno dell’ateneo, incontra Bill Bowerman, il coach, ma anche uno dei fondatori della Nike. Bill, oltre ad allenare si preoccupava di insegnare ai ragazzi a vincere nelle competizioni ed estendeva il suo supporto a tutti gli aspetti che avrebbero potuto facilitare le competizioni. Per questo tra i suoi obiettivi c’era quello di realizzare scarpe da corsa sempre più performanti.
Durante un allenamento Tinker subì un brutto infortunio che lo allontanò per molto tempo dalla pista così il suo coach, sfruttando il suo percorso di studi in architettura e la conoscenza delle necessità degli atleti, cominciò a collaborare con il giovane Hatfield per risolvere le difettosità nelle scarpe fin lì progettate dal fondatore della Nike. Senza rendersene conto, aveva intrapreso il percorso del progettista di scarpe.
Molto tempo è passato da quel giorno e di strada la Nike ne ha fatta molta. Oggi è senza dubbio il brand più forte del mondo dell’abbigliamento sportivo e Tinker è uno dei progettisti/designer più incredibili del pianeta. Molti sono i suoi progetti, tra i più incredibili c’è l’E.AR.L. (Electro Adaptive Reactive Lacing). Si tratta di un sistema auto-allacciante delle scarpe che riconosce il momento della partita, permettendo ai lacci di allentarsi nelle fasi di non gioco e stringersi nel momento in cui le operazioni riprendono. Si potrebbe percepire sollievo nei piedi dopo il fischio dell’arbitro, ma tornare alla massima efficienza appena la palla sta per tornare in gioco. Sembra follia, ma è reale e al progetto stanno tutt’ora lavorando. Roba da “Ritorno al futuro”. Ah si! Tinker ha collaborato alla realizzazione del film dal quale ha preso l’idea dell’E.A.R.L. come la scarpa auto-allacciante di Michael J. Fox.
Tra i primi progetti famosi del visionario progettista ci furono le Air Max. Ispirandosi al museo parigino Pompidou che nella sua architettura mette perfettamente in mostra tutta la sua intelaiatura interna progettata da Renzo Piano, Tinker ebbe l’idea di rimuovere parte della suola laterale nelle scarpe per rendere visibile il tipico cuscinetto d’aria.
Una delle più grandi collaborazioni con gli sportivi riguarda la partnership con il tennista Andrè Agassi. Tinker fu inviato dalla Nike a trascorrere tempo con il tennista per conoscere al meglio le sfumature della sua personalità. Il progettista si rese subito conto del profilo comportamentale completamente nuovo di Agassi rispetto al solito tennista da country club dell’epoca. Questo lo spinse ad un ennesimo azzardo: disegnò una linea Nike per il tennis che fosse anti-tennis utilizzando materiali jeans per i calzoncini e colori fluo sgargianti in netta contrapposizione con le abitudini dell’epoca. Il nome della linea? Anti Country Club…
Ma la svolta grandiosa per il brand e il progettista arrivò con Michael Jordan. L’atleta già sotto contratto con l’azienda dell’Oregon era entrato in contrasto a causa di alcuni modelli delle scarpe targate con il suo nome che non erano piaciuti. L’amministratore delegato decise di affidare a Tinker il progetto come ultima spiaggia. Il progettista si trovò con un lavoro in ritardo di 6 mesi e Jordan mal predisposto a continuare la collaborazione con lo Swoosh. Alla riunione indetta per la presentazione del nuovo modello che avrebbe poi deciso la separazione o meno con MJ, Tinker prese la parola e presentò il prodotto, le Air Jordan III. L’atleta chiese più info sul prodotto e Tinker indicò come aveva lavorato per realizzare la scarpa seguendo le indicazioni ricevute: collo alto, scarpa morbida come se fosse già usata, rinforzi in alcuni punti precisi e la tipica stampa ad elefante. Tutti elementi che non si erano mai visti su un campo da basket. Lo scacco matto fu servito e Jordan scese in campo con il nuovo modello che spopolò non solo sui campi, ma anche nelle strade, facendo schizzare alle stelle la Nike fino a li sull’orlo del baratro. 30 anni dopo si possono ancora utilizzare quelle scarpe per giocare a testimonianza del grandioso lavoro svolto.
Produrre innovazione per rendere indispensabile qualcosa che prima non esisteva è una pratica consolidata in qualsiasi mercato. Il lavoro di Tinker si spinge oltre, coniugando competenza all’arte. La capacità di trasformare una storia in un prodotto di design. E’ lo stesso Hatfield a definirsi: “se non vieni amato od odiato per il tuo lavoro, vuol dire che non hai fatto abbastanza…”.