Le maledizioni sportive sono vere e proprie leggi non scritte, trend che in alcuni casi durano per decenni, tanto forti da ispirare leggende e racconti. Lo sport è fatto anche di questo, ad ogni livello. Allenatori che indossano sempre gli stessi vestiti “della” partita, atleti che scendono in campo con il porta fortuna di turno o il tifoso che ripete la stessa routine domenicale mentre si reca allo stadio. Ma spesso non è sufficiente, quando gli Dei dello sport si mettono contro i risultati possono essere catastrofici.
Considerato uno dei giocatori più forti di sempre se non il più forte, nel 1920 Ruth fu ceduto dai Red Sox che fino a quel momento avevano dominato la scena. Il giocatore ammonì la società con quella che si rivelò una vera e propria profezia: “senza di me Boston non vincerà più una World Series”.
Ad acquistarlo furono i New York Yankees in un’operazione che fruttò a Harry Frazee proprietario di Boston 400.000 dollari (http://www.occhiosportivo.it/rubriche-storiche/la-leggenda-della-maledizione-del-bambino/) che utilizzò per finanziare spettacoli proprio nella grande mela a Broadway.
Qualcuno ipotizzò che il favore sportivo avesse come contropartita non solo i soldi ricavati dal trasferimento del giocatore, ma anche l’accesso a canali preferenziali nel mondo dello spettacolo soprattutto per il lancio del musical “No, no, Nanette”. La cessione destò clamore, ma nulla in confronto a quello che stava per accadere. Infatti, da quel momento, la squadra più forte di baseball al mondo, non riuscì più a vincere un campionato per 84 anni, mentre gli Yankees, poco più di una buona squadra, nel medesimo periodo parteciparono a 39 finali vincendone 26 stabilendo l’attuale record dell’MLB.
Incredibile non è soltanto il periodo di astinenza dalle vittorie, ma anche il modo in cui Boston riusciva a mancare di volta in volta il traguardo finale. Nei 13 anni successivi alla cessione del battitore Boston non andò mai oltre il penultimo posto in classifica. Finalmente nel ’46 arrivò la finale del campionato persa a gara 7 contro Saint Louis. Nel ’67 a ventuno anni di distanza, ancora Saint Louis in finale e ancora sconfitta a gara 7. La terza finale arrivo nel ’75 questa volta contro Cincinnati. La serie si portò sul 3-0 per i Red Sox, sembrava finalmente fatta, ma le tre sconfitte consecutive condussero la sfida a gara 7 e Boston perse ancora.
Ma nulla in confronto a quello che successe nell’86. Ancora finale, questa volta Boston affronta i NY Mets. La serie è su 3 a 2 per i Red Sox e sul finire della partita, ad un passo dal traguardo, un clamoroso errore del prima base Bill Buckner permise ai Mets di pareggiare e poi vincere in gara 7 (youtube.com/watch?v=18caPNisP2U).
In questa occasione il giornalista del New York Times George Vecsey ribattezzò la sfortuna della squadra con la Maledizione del bambino. E’ il 2003 quando i Red Sox incontrarono gli Yankees nei playoff con l’occasione di spezzare il sortilegio, ancora una volta in gara 7. Sembra ormai fatta, ma la rimonta newyorkese spedisce nuovamente Boston all’inferno.
Il 2004 è l’anno giusto. Ancora gli Yankees e i Red Sox nei playoff ed è New York a condurre 3-0. Anche in questo caso la rimonta arriva, ma è Boston a portarla a termine vincendo 4-3 e stabilendo il record come prima squadra a risalire da un 3 a 0. Ancora World Serie e ancora Saint Louis, ma il risultato cambia. E’ Boston a laurearsi campione con un perentorio 4-0 e a spezzare finalmente la maledizione più famosa del mondo dello sport. In un particolare crossover di storie eccezionali, quella del 2004 è la squadra di Boston che utilizzò il nuovo sistema basato sulla sabermetrica illustrato nei precedenti articoli.
La Maledizione del Bambino è un vero e proprio fenomeno di costume culturale. Alcuni dicono sia nata negli anni ’90 dopo la pubblicazione del libro “Curse of the Bambino” di Dan Shaughnessy, giornalista sportivo.