Le Olimpiadi sono il simbolo dello sport, il massimo traguardo raggiungibile da uno sportivo, il sogno che un’atleta coltiva per tutta la vita. La magia dei giochi va oltre la sola competizione, è un momento di unione di popoli e culture a livello mondiale. Dal 1960 nell’edizione di Roma, vengono disputate anche le Paralimpiadi, i giochi per persone con disabilità.
In netta contrapposizione con lo spirito “pulito” dei giochi, a Sidney nel 2000 andò in scena una delle più grandi truffe dello sport. In quella edizione, la nazionale spagnola di basket vinse la medaglia d’oro alle Paralimpiadi, vincendo tutte le partite con uno scarto medio di 50 punti. Il team, costruito nei due anni precedenti da Fernando Martin Vicente presidente della federazione sportiva per i disabili mentali, schierava giocatori normodotati convinti ad impersonare ragazzi con disabilità mentali. Ovviamente il tutto a scapito dei giocatori con handicap che furono completamente rimpiazzati dai semi professionisti iberici. Tra questi un certo Carlos Ribagorda, buon giocatore delle serie minori, giornalista di professione che intuisce la possibilità di scrivere l’articolo della vita assistendo dall’interno alla spregevole impresa.
La prima nota stonata arriva al raduno: nessun test per verificare l’effettiva presenza di handicap. Grazie alla collaborazione di medici senza scrupoli, furono rilasciati i certificati necessari per attestare la disabilità mentale. Questo raggiro è stato facilitato dal particolare tipo di disabilità, non riscontrabile in maniera intuitiva come gli altri tipi di handicap. Gli atleti per essere considerati intellettualmente disabili dovevano avere un QI inferiore a 70, la persistenza di questa condizione da prima del compimento della maggiore età e che questa circostanza avesse ripercussioni concrete sulla vita. Chiaramente si trattava di requisiti falsificabili facilmente.
Nel 1998, con 4 giocatori normodotati, la Spagna si laurea immediatamente campione. Lo stesso avviene l’anno successivo agli europei con 9 giocatori fuorilegge. Si arriva quindi alle Paralimpiadi australiane del 2000. Vengono aggregati all’ultimo gli unici due giocatori disabili, Juan Pareva e Ramon Torres, ignari della messa in scena di cui facevano parte. Tutti gli altri giocatori erano completamente sani, anzi, c’erano laureati, avvocati, ingegneri. Le vittorie sono dilaganti tanto che contro il Portogallo si assiste ad uno dei peggiori spettacoli sportivi di sempre. Infatti l’allenatore rimprovera severamente i suoi rei di aver giocato un primo tempo di livello troppo elevato e chiede ai suoi di lasciar segnare gli avversari per diminuire lo scarto. E’ ovviamente oro per la Spagna.
Al rientro in patria, i quotidiani locali ignari dell’accaduto, per celebrare l’impresa, stamparono sui quotidiani le foto dei giocatori, ma qualcuno cominciò a riconoscerli. Per evitare che ciò accadesse, ci fu un goffo tentativo di camuffamento: i giocatori al rientro si presentarono con barbe incolte, occhiali scuri e cappelli, ma nulla poterono per evitare di essere riconosciuti in foto.
Le voci sono sempre più insistenti, qualcuno inizia a fare qualche domanda e Ribagorda decide di uscire allo scoperto pubblicando il diario completo della spedizione a Sidney. Mancanza di test, omertà, selezione scrupolosa dei migliori giocatori amatoriali sono i temi trattati dal giornalista. Ovviamente il comitato paralitico spagnolo apre subito un’inchiesta che viene affiancata da quella della giustizia ordinaria.
Vicente prova in un primo momento a screditare le accuse dando del disabile impazzito a Ribagorda, ma questa uscita infelice non fece altro che alzare l’attenzione verso il massimo dirigente che di li a poco viene accusato anche da un altro addetto ai lavori eccellente, l’allenatore Jordi Clares in carica fino al 1998 che dichiarò che lo stessa truffa fu messa in piedi per la squadra femminile. Due settimane dopo il primo verdetto che vede la Spagna ovviamente squalificata e privata delle medaglie. Dopo 13 anni Vicente grazie al patteggiamento fu costretto a pagare una multa di 5.000€ più la restituzione dei sussidi per un totale di 142.000€.
Il comitato paralimpico, infangato dalla vicenda, decise di rimuovere tutte le discipline dedicate ai deficit intellettivi. Ci furono altri casi in altre discipline della medesima truffa che evidenziò comunque l’oggettiva difficoltà di classificazione funzionale di questa tipologia di disabilità. Solo nel 2012 a Londra e nelle edizioni successive si cominciò a riaprire le porte ad atleti con questo tipo di handicap grazie al lavoro della professoressa Jennifer Mactavish, alla quale fu consegnato il riconoscimento scientifico dell’International Paralympic Commitee per il suo ruolo nella reinclusione degli atleti con disabilità intellettivo relazionale nel programma paralimpico. Fu presentato un quadro per la classificazione dell’eleggibilità.