Trovare figli che abbiano tentato di seguire le orme dei propri padri nello sport non è poi così raro; incontrare invece padri e figli che abbiano saputo raggiungere gli stessi livelli non è affatto semplice.
Sono molti, soprattutto nelle discipline individuali i padri coach dei propri figli, ma è molto difficile per questi ultimi eguagliare o superare le prestazioni dei loro genitori.
Nel mondo del calcio l’esempio che risalta subito alla mente è quello della famiglia Maldini. Paolo infatti, è stato una bandiera del Milan e della Nazionale Italiana degli anni ’80 e ‘90 vantando un palmares di tutto rispetto tra cui 7 campionati di serie A, 5 Champions League, 2 Coppe intercontinentali e 1 mondiale per club. Ha così seguito e superato l’esempio del padre, punto di riferimento del Milan negli anni ’60 e ’70. Il culmine di questo rapporto familiare/professionale si è raggiunto quando Paolo è stato allenato dal padre nella Nazionale Italiana. La dinastia Maldini sembra non avere fine. Durante la stagione calcistica in corso, il figlio di Paolo, Daniel, ha fatto il suo esordio nel campionato di Serie A con la gloriosa maglia del Milan.
Quella del calcio non è un’esperienza isolata. Anche nell’ automobilismo ci sono diversi casi, a cominciare da Gilles Villeneuve, indimenticato pilota della Ferrari della fine degli anni ’70. Suo figlio Jacques, che decise di intraprendere la carriera dopo la morte del padre, un mondiale di Formula 1 lo vinse nel 1997, alla guida della Williams Renault contendendoselo con Michael Schumacher, il cui figlio Mick ha deciso di seguire le orme del padre ed è approdato in Formula 1.
Uniti e tesi verso lo stesso obiettivo sono sempre stati anche Giorgio e Tania Cagnotto. Il padre in questo caso non è stato soltanto l’allenatore della figlia ma anche un ex campione della medesima disciplina, tutti dal trampolino. Un rapporto potenzialmente pericoloso con il confronto continuo tra le due generazioni, ma che invece è sempre stato positivo e ha portato a grandissimi risultati sportivi.
Ci sono rari casi di figli che hanno raggiunto massimi livelli in sport completamente diversi da quelli dei padri. Quello che più risalta alla mente è il caso dell’ex tennista Francese Yannick Noah e di suo figlio Joakim diventato una stella della NBA con le maglie dei CHICAGO BULLS, NEW YORK KNICKS e LOS ANGELES CLIPPERS.
Possiamo dunque affermare che il gene del campione non è ereditario, ma il proverbio “Buon sangue non mente” è, al netto di tanto impegno e spalle larghe, perfettamente calzante nel mondo sportivo.