1. Chi è Debora Danzi?
Debora è una donna di 46 anni, che a 35 ha smesso di giocare, a 37 si è laureata in Economia e che ha la freschezza e la curiosità di una ragazza, unita alla consapevolezza e all’esperienza maturata in quello che è tuttora il suo percorso di vita. E’ prima di tutto un’atleta, uso volutamente il presente perché credo che sia una caratteristica che una volta acquisita farà parte di te sempre, che ha avuto la fortuna di poter inseguire il suo sogno e di vederlo realizzato quasi nella totalità. Desiderava diventare una giocatrice di serie A e della Nazionale e c’è riuscita, ma non ha raggiunto lo scudetto e l’Olimpiade, massima aspirazione come per ogni atleta.
Oggi grazie a Luciano, allenatore della serie B Femminile del Basket Roma, ho la possibilità di rivivere quelle emozioni che hanno caratterizzato oltre 20 anni della mia vita cestistica, non più come giocatrice ma come assistente allenatore, con l’intento di trasmettere alle ragazze la mia esperienza e la mia passione per questo sport.
2. Lo sport e in questo caso il Basket, è un ambito dove contano le differenze di genere?
Mi piace pensare che nello sport più di qualsiasi altro settore siano i risultati a fare la differenza e non il genere.
Ho sempre creduto che lavorare duro e con la giusta determinazione ripaghi, sia che si riesca a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati, sia che non ci si riesca, nella peggiore delle ipotesi ci siamo messi alla prova e questo ci ha fatto crescere. Questa è una filosofia di vita che ho fatto mia, non solo nello sport ma anche nello studio e nel mondo del lavoro.
3. Quanto pensi sia importante lo sport per le donne e quanto ancora devono lottare per poter essere gratificate come gli uomini dei loro sacrifici e privazioni?
Penso che lo sport sia importante per tutti senza distinzione di sesso o di età perché è un’ottima scuola di vita. Purtroppo al femminile qualsiasi sia la disciplina sembra impossibile ma è la dura verità, siamo considerate dilettanti, a differenza dei nostri colleghi uomini che a parità di livello sono professionisti.
Dico questo non per polemica ma con un po’ di amarezza perché io per prima dopo 19 anni di basket ad altissimo livello, serie A e Nazionale, chiusa la parentesi da giocatrice a 35 anni, mi sono dovuta reinventare nel mondo del lavoro e tutto il pregresso sportivo ai fini lavorativi non mi è stato riconosciuto.
Un passo concreto verso il professionismo nello sport femminile, come avvenne già per la maschile, lo sta avviando la FIGC. Al momento attuale nessuna Federazione, salvo se non erro la Federgolf lo prevede.
Grazie prima di tutto al ritorno mediatico per i risultati ottenuti dalla nazionale femminile di calcio, qualche passo avanti forse si è fatto, anche se concretamente a livello di istituzioni siamo purtroppo ancora indietro.
4. Che ne pensi dell’esposizione mediatica data alle ragazze, è uguale a quella delle squadre maschili?
Negli ultimi anni tra i social, gli spot televisivi, personaggi di lustro come la Pellegrini, si vedono sicuramente più atlete e questo non può che far bene allo sport in generale.
Per quanto riguarda il movimento della pallacanestro, purtroppo posso dire che c’è poca visibilità che porta di conseguenza a poca notorietà.
Mi dispiace tornare sempre sul calcio, ma il fenomeno mediatico messo in campo dalla nazionale femminile con i mondiali del 2019, ha fatto parlare molto di queste Azzurre, facendole conoscere anche a chi non fosse appassionato di questo sport.
5. Sei soddisfatta, come addetta ai lavori, del sostegno e del supporto, da parte della tua Federazione nel superamento delle differenze di genere?
Credo che questo argomento sia molto complesso, che rientri in un contesto sociale molto più ampio di quello circoscritto ad una Federazione sportiva, anche se negli ultimi anni, l’attenzione della nostra Federazione verso il mondo femminile è maggiore.
6. Sogni nel cassetto?
Il mio sogno? Che non si parli più di differenza di genere o di quote rosa, ma solo di merito. Che non faccia più notizia una vice allenatrice come Becky Hammon alla guida di una Squadra NBA, un’allenatrice come Liz Mills sulla panchina della Nazionale di Baket Maschile del Kenya o una Kamila Harris vicepresidente degli USA, che possano essere nel prossimo futuro non l’eccezione ma la regola in un mondo che realmente sta cambiando e si sta evolvendo!