In molti sono pronti a scommettere che la nuova frontiera del mondo tecnologico è la wearable technology, ovvero la tecnologia indossabile.
I “wearable devices” possono essere incorporati negli indumenti, impiantati nel corpo umano, attaccati come cerotti, tatuati oppure vengono applicati sulla strumentazione come i chip per la “gol line technology” nei palloni da calcio, i sensori sulle biciclette e molti altri.
Lo smartwatch è tra i vari dispositivi quello che ha visto una maggiore diffusione e applicazione nella vita quotidiana. L’offerta del mercato è imponente, tutte le aziende del settore tecnologico hanno investito su questa tecnologia rendendo difficile la scelta del dispositivo adatto alle esigenze.
Per orientare la scelta bisogna intanto distinguere gli smartwatch che sono l’equivalente di un orologio in grado di connettersi ad internet o allo smartphone in modo da consentire un utilizzo avanzato su connettività, social, file, mail, giochi, dati biometrici e molto altro con grande affidabilità tramite uno schermo touch ad alta definizione che comporta una bassa autonomia della batteria, dagli smartband in grado di comunicare comunque con uno smartphone o un computer, ma per un utilizzo più basico, incentrato su poche caratteristiche tramite uno schermo a risoluzione più bassa che garantisce dimensioni ancora più ridotte e una batteria in grado di superare una settimana di utilizzo. Grazie a queste caratteristiche, il mercato principe di questi dispositivi è il mondo dello sport e del fitness in particolare tanto da essere ribattezzati fitness tracker.
Una terza categoria che sta prendendo piede è quella degli smartwatch stand-alone in grado di funzionare indipendentemente da qualsiasi device, quindi in grado di chiamare e ricevere telefonate in maniera indipendente.
I sistemi operativi montati sugli smartwatch sono Android Wear, watchOS di Apple, Tizen di Linux, AsteroidOS (open source), Ubuntu Touch, Pebble OS e tra le varie funzioni che assolvono troviamo la possibilità di avviare e ricevere telefonate e di supportare il sistema di notifiche degli smartphone. Decisamente una grande qualità se si considera la continua reperibilità con il vantaggio di avere le mani libere, ma da non sottovalutare la dipendenza che ne può scaturire o lo stress di vedere la propria attenzione continuamente richiamata dal display che lampeggia attaccato sul proprio polso.
Lo sport ed in particolare il fitness sono i settori dove questa tecnologia trova la maggiore utilità. Grazie infatti ai sensori di movimento (accelerometro, giroscopio, sensore geomagnetico, sensore di pressione atmosferica), i biosensori (pressione sanguigna, ECG, EMG, temperatura corporea) e i sensori ambientali (temperatura, umidità, gas, PH, ultravioletto, pressione) si può monitorare l’attività fisica e programmare allenamenti secondo l’obiettivo desiderato. Le misurazioni sono accurate e forniscono dati che possono essere collegati in rete e confrontati con amici o altri utenti dando vita a vere e proprie gare a distanza in modo da poter virtualmente correre insieme ad un amico dalla parte opposta del pianeta (ad esempio la Technogym MOVEs). Ma non solo: ad essere tenuta sotto controllo non è solo la prestazione, ma anche la salute, aspetto tutt’altro che secondario vista l’intensa attività fisica, o la sicurezza grazie ai GPS o le bussole utili negli sport più estremi.
Questo porta le case produttrici a dover soddisfare altre necessità oltre alla durata delle batterie o al funzionamento delle APP. Una di queste è la qualità dello schermo, e in particolare la sua leggibilità al sole, uno dei parametri fondamentali nel giudicare la qualità di un orologio intelligente. Alcuni produttori, hanno deciso di puntare sulla tecnologia e-paper per gli schermi degli orologi intelligenti: da una parte ciò garantisce una maggiore durata della batteria e una migliore visibilità al sole; d’altra parte però lo schermo è meno brillante e può visualizzare una gamma di colori minore rispetto ai classici schermi LCD o OLED.
La battaglia tra i produttori riguarda anche altri settori come il design, i cinturini, la compatibilità con altri devices o la connessione in rete per una completa integrazione nelle smart cities del futuro, ma diciamocelo, per quanto possa farci sentire come Michael Knight nel 1980 quando con il suo smartwatch chiamava la sua supercar, parlare con il polso fa ancora un po’ strano…